È stato molto utile anche per me tornare a condividere i contenuti dell’enciclica Laudato si’ di Papa Francesco. La questione ecologica è infatti di inderogabile attualità e non ci permette di restare alla finestra limitandoci alla denuncia. Drammaticamente viene confermato da più parti che sono le attività dell’uomo a provocare i mutamenti climatici. Gli effetti delle nostre passate e presenti emissioni di gas-serra dureranno per diversi secoli, anche se dovessero interrompersi oggi. Anche l’inquinamento è causato dal comportamento dell’uomo. Sempre più spesso ci troviamo di fronte alle conseguenze a lungo termine delle azioni dei nostri predecessori. Fra le misure per contrastarne gli effetti catastrofici, oltre che quelle promosse dalle istituzioni, quali il blocco delle macchine o la raccolta differenziata, ci sono anche gesti quotidiani che ognuno, nel suo piccolo, può compiere per contribuire a mantenere l’ambiente vivibile e fermarne il degrado: limitare gli sprechi d’acqua, preferire i trasporti pubblici, sostituire la bicicletta alla automobile, utilizzare materiali ecocompatibili, preferire il negozio sotto casa piuttosto che la grande distribuzione. Siamo chiamati a compiere delle scelte e a promuovere stili di vita che vanno contro corrente, che contrastino la pura logica dell’interesse economico, che costituisce quasi sempre il criterio determinante. L’enciclica però ci invita ad andare oltre la sia pur allarmante coscienza di aver toccato il fondo e di riappropriarci invece di quei principi etici che determinano un’azione di autentico sviluppo integrale. La terra è di tutti, è un bene collettivo, un patrimonio di tutta l’umanità e ciascuno di noi ne è responsabile. L’uomo è chiamato ad essere collaborativo, egli infatti non ne è il padrone, ma il custode, consapevole che «lo scopo finale delle altre creature non siamo noi. Invece tutte avanzano, insieme a noi e attraverso di noi, verso la meta comune, che è Dio». La sorprendente proposta di Papa Francesco allora è quella di crescere nell’amore, nella fraternità universale, consapevoli che “abbiamo bisogno gli uni degli altri, che abbiamo una responsabilità verso gli altri e verso il mondo, che vale la pena di essere buoni e onesti”. Non si tratta di edulcorare la pillola dell’amara denuncia con ingenui correttivi di “bon-ton” sociale, perché “un’ecologia integrale è fatta anche di semplici gesti quotidiani nei quali spezziamo la logica della violenza, dello sfruttamento, dell’egoismo”. L’amore, infatti, “è anche civile e politico, e si manifesta in tutte le azioni che cercano di costruire un mondo migliore”. “L’amore sociale ci spinge a pensare a grandi strategie che arrestino efficacemente il degrado ambientale e incoraggino una cultura della cura che impregni tutta la società”. Uno sguardo specificamente cristiano poi porta a considerare l’azione gratuita dello Spirito, resa efficace anche attraverso i sacramenti. Essi sono “un modo privilegiato in cui la natura viene assunta da Dio e trasformata in mediazione della vita soprannaturale”. Attraverso la natura e i suoi elementi, assunti nel mondo della grazia, veniamo ad incontrare la presenza di Cristo risorto e della Trinità tutta, aprendo così l’orizzonte della storia a quei “cieli nuovi e terra nuova” verso cui siamo incamminati. “Nell’attesa, ci uniamo per farci carico di questa casa che ci è stata affidata, sapendo che ciò che di buono vi è in essa verrà assunto nella festa del cielo”.
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